Human Animal
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Quando: 11/11/2017 ore 21:00
Dove: Novoli, Teatro Comunale (Piazza Regina Margherita)
Prezzo ingresso: 10 euro, ridotto 8 euro




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Sabato 11 novembre la stagione di prosa del Teatro Comunale di Novoli, in provincia di Lecce, prosegue con Human Animal della compagnia La Ballata dei Lenna
. Lo spettacolo – di e con Paola Di Mitri
, Nicola Di Chio e Miriam Fieno
 – prende vita dalla lettura de Il re pallido, ultimo romanzo pubblicato postumo, punta dell’iceberg della produzione letteraria prolifica, labirintica e sperimentale dell’autore americano contemporaneo David Foster Wallace.

Nel romanzo l’autore descrive l’eroica quotidianità di un gruppo di funzionari dell’Agenzia delle Entrate di una cittadina di provincia negli Stati Uniti, con l’intento di indagare la noia, e la capacità/incapacità dell’essere umano di saper sopravvivere alla burocrazia. Wallace lascia incompiuto Il re pallido il 12 settembre del 2008, giorno in cui sceglie di uccidersi. Quello che ci arriva è un romanzo non finito nel quale possiamo scorgere sia le esistenze frammentate dei protagonisti e di rimando le fondamenta strutturali del romanzo, che respirare il tormento di Wallace nel tentare a tutti i costi di trovare un senso all’esistenza umana. Attraverso un percorso di immedesimazione con l’autore, la compagnia ha condotto, nell’arco di alcuni mesi, una ricerca all’interno di diversi uffici dell’Agenzia delle Entrate del nostro Paese, con l’intento di indagare, da una diversa inclinazione, un mondo che nell’immaginario comune di eroico ha ben poco. Questo materiale ha dato vita a una drammaturgia originale che gioca con la frammentarietà del romanzo, ripercorrendo alcuni degli interrogativi dello scrittore.

Sulle barricate della vita moderna ci si destreggia tra carte, numeri, protocolli, contratti, istruzioni, regole. Il mondo degli uomini, così come è oggi, è una burocrazia.
 C’è chi dice che la chiave per sopravvivere sia l’efficienza, chi l’astuzia, chi l’inganno, chi la capacità di relazione, chi la pura intelligenza. Ma tocca ammettere che l’unica vera chiave, innata o acquisita, per trovare l’altra faccia della ripetizione meccanica, dell’insignificante, dell’inutilmente complesso, è quella di essere, in una parola: inannoiabili. “Se sei immune alla noia, non c’è niente che tu non possa fare”, diceva Foster Wallace. Nello spettacolo tutto è giocato sul limite che corre tra essere e non essere, tra realtà e finzione, attraverso quella strettissima linea di confine esistente tra la fiction e la non fiction, tra il teatro e il real cinema, stesso filo che ha più volte analizzato e percorso DFW con la sua produzione letteraria. Il corpo dell’attore giostra a negarsi attraverso la bidimensionalità dell’immagine per poi irrompere davanti allo schermo e dichiarare la propria autorialità, ribadendo, di fronte all’occhio nudo dello spettatore, la sua presenza viva, tridimensionale, fatta di carne ed ossa. E lo spettatore stesso diventa protagonista di un meccanismo che inconsapevolmente lo porta ad entrare e uscire di continuo dal ruolo di pubblico: prima teatrale, poi in attesa in una sala d’aspetto, poi televisivo e di nuovo teatrale, per riprendersi infine ciascuno il proprio posto.Attraverso una rappresentazione fatta di incastri e destabilizzanti relazioni, in cui esistenza ed oggettività fuoriescono dalle categorie di vero e falso, si gioca in un’esplorazione tra teatro e arti visive con gli elementi strutturali e letterari di DFW, che diventa, alla fine, lui stesso osservatore del gioco scenico.




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