Venerdì 5 novembre (ore 20:30 – ingresso gratuito con green pass obbligatorio – info e prenotazioni 3892105991 – teatro@astragali.org) sul palco di Astràgali Teatro a Lecce con “CA/1000” della compagnia napoletana Estudio & Piccola Città Teatro si conclude la quarta edizione del Premio Teatrale Marcello Primiceri. Dopo lo spettacolo sarà assegnato il Premio a una delle tre produzioni (“Ci sveglieranno all’alba” di Sa.Ma, “Il colloquio” del Collettivo LunAzione e “CA/1000” di Estudio & Piccola Città Teatro di Napoli), selezionate tra le 120 proposte giunte da tutta Italia, e messe in scena in questi giorni. Dal 2017 la compagnia salentina dedica alla memoria del suo fondatore, regista e giornalista, prematuramente scomparso nel 1987 in un incidente stradale, un premio riservato alle compagnie e alle realtà under 35 che, quest’anno, rientra in “Teatri a sud. Astragali 40 anni di teatro”, progetto sostenuto dal Ministero della Cultura e dalla Regione Puglia – Custodiamo la cultura in Puglia 2021 – Soggetti FUS, che, fino a febbraio, proporrà spettacoli, laboratori, concerti, seminari e una sezione per il teatro ragazzi.
“CA/1000” di Luisa Corcione con Noemi Francesca, vincitore del Roma Fringe Festival 2021, racconta la storia di un’anima rappresentando i momenti salienti della vita di Camille Claudel, artista di fine 800, dall’arrivo in manicomio a Monfavet fino alla sua “uscita” vittoriosamente perdente. Nelle sue opere, Camille Claudel è riuscita a scolpire l’animo umano, cogliendone la bellezza ma anche la crudezza e tutti quegli aspetti di cui solitamente non si vuole parlare. Gli elementi che accompagnano il personaggio di Camille in Ca/1000 sono rappresentati dal sonoro delle voci, che vengono percepite ora come una presenza assordante, ora come un tenero ricordo; da dipinti che rappresentano le compagne di viaggio di Camille (le “internate” del manicomio) che l’hanno accompagnata per trent’anni della sua esistenza, e da sculture. Si mette in scena il coraggio di Camille, la forza che l’hanno resa profonda ed autentica, ma anche logorata e ‘pazza’. Dopo l’abbandono di Rodin, Camille ha lottato moltissimo per affermare il suo talento in un periodo in cui la scultura era ancora appannaggio maschile; ha ceduto alla fine per le contingenze economiche insuperabili per una donna sola di quell’epoca. In Ca/1000 le vicende dell’esistenza personale e gli esiti dell’opera sono inestricabilmente mescolati e fusi nel comune fallimento. Molte delle sculture presenti in scena sono il suo diario, il grido disperato di un’anima che passa dalla felicità di un tormentato rapporto d’amore e quello che la legò per alcuni anni a Rodin, fino al rancore e alla rêverie di cui non è stato e mai potrà essere. «Mettiamo in scena l’esaltazione amorosa, l’illusione della felicità e delle promesse di fedeltà, dell’abbandono, del risentimento, della solitudine estrema, dell’amara consapevolezza di una ferita che mai potrà rimarginarsi. A lei fu data la dolorosa capacità di “dare forma alle proprie visioni interiori, di strappare all’ignoto che ci abita – “il salvame” del “nostro intimo” di cui parla Rilke nelle Elegie duinesi – brandelli di verità, di vedere più nitidamente ciò che altri potevano solo superficialmente intuire. Perché sono, le sue opere, sofferenza pagata», scrive Luisa Corcione nelle note di regia.