Mistero profano
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Quando: 24/03/2018 ore 21:00
Dove: Galatone, Teatro Comunale (Teatro Comunale)
Prezzo ingresso: dai 7 ai 15 euro




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Sabato 24 marzo al Teatro Comunale di Galatone, in provincia di Lecce, prosegue la rassegna ”Teatri dell’agire” diretta da Salvatore Della Villa. Dalle 21 in scena Mistero profano (L’uomo dal fiore in bocca, Sgombero, La Giara) di Luigi Pirandello per l’adattamento e la regia di Salvatore Della Villa sul palco con Matteo Padula, Giustina De Iaco, Domenico Carusi, Anna Sabato, Rossella De Benedetto e Antonio Papa. Lo spettacolo della Compagnia Salvatore Della Villa è un percorso su tre testi del drammaturgo, scrittore e poeta siciliano, Premio Nobel per la letteratura nel 1934, centrati sul mistero dell’esistenza.

Nell’atto unico L’uomo dal fiore in bocca c’è sempre in agguato la precarietà della vita, quella soglia che separa il nulla dall’eternità, per dirla con parole pirandelliane. Il fiore in bocca è proprio l’incertezza di vivere e, di contro, l’entusiasmo per ogni attimo di vita vissuta. Un uomo condannato a morte per un male incurabile (il fiore in bocca) si intrattiene con uno sconosciuto (un pacifico avventore) che, avendo perso il treno, aspetta in un bar quello successivo. L’eccezionalità del momento, per chi “sente la morte addosso”, e la normalità per chi è preso nel giro usuale della vita con i suoi piccoli impegni quotidiani, segnano i due termini della dialettica che si anima nel grande soliloquio del protagonista. L’atto unico si va sviluppando secondo un criterio ben preciso: da una breve fase iniziale in cui il pacifico avventore espone le proprie vicissitudini e in cui i due personaggi sembrano quasi equipararsi come “peso” scenico, si passa alle fantasticherie e alle digressioni esistenziali dell’Uomo dal fiore, nelle cui parole si avverte il ritmo stesso dell’esistenza della gente “comune”. La misura poetica e drammatica del monologo, insieme alla suggestiva atmosfera di un luogo notturno, sembrano un’ode sommessa alla vita che sfugge e rendono “L’uomo dal fiore in bocca” un capolavoro del teatro Pirandelliano. Secondo snodo dell’adattamento di Salvatore della Villa è Sgombero, tratto da una novella scritta nel 1933 e pubblicata postuma. Il sipario si apre nella stanza di una veglia. Durante la veglia accadono tante cose, la particolare situazione consente di riflettere sulle forzature e sugli eccessi della vita. Terzo e conclusivo episodio è La Giara, fresca novella che mette in scena il teatro della vita in una avvincente storia di uomini e di cose. Don Lollò è una giara piena di litigiosità, prepotenza, pignoleria, arroganza ed ira. Egli portando il tutto agli estremi limiti, diventa il simbolo, l’emblema della lite. Il “mondo” fra Don Lollò e Zì Dima è vinto da quest’ultimo che, almeno, sa prendere la vita con filosofia ed allegria. Perché la giara si è rotta? Perché i simili si uniscono: Don Lollò ha la mente incrinata e fa acqua da tutte le parti; è un vaso rotto e non può che comprare una “giara” rotta in partenza. Il filo conduttore di Mistero Profano è “la soglia che separa il nulla dall’eternità”: in tale soglia c’è tutto lo spessore del grande dibattito sulla vita e sulla dignità degli uomini. In tale soglia c’è soprattutto la costante ricerca di senso da parte della filosofia: perché il teatro pirandelliano è allestimento di una filosofia di vita, nel sofferto equilibrio tra vita e morte e tra apparenza e realtà.




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