“Perché non canti più…” – Omaggio a Gabriella Ferri
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Quando: 12/03/2019 ore 21:00
Dove: Taranto, Teatro Fusco (Via Ciro Giovinazzi, 49)
Prezzo ingresso: non disponibile




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Gabriella Ferri è stata la voce di Roma. E a celebrare la grande artista di Testaccio ci pensa Syria, all’anagrafe Cecilia Cipressi, romana purosangue che con il suo omaggio «Perché non canti più…» arriva al Teatro Fusco di Taranto, martedì 12 marzo (ore 21), per la 75a Stagione degli Amici della Musica “Arcangelo Speranza”. Un tributo firmato dalla cantante a quattro mani con Pino Strabioli, uomo di spettacolo (e conduttore televisivo) che conosceva molto bene Gabriella Ferri, scomparsa quindici anni fa.

In una valigia rossa consegnatagli dal marito e dal figlio Seva (cui si deve la supervisione del progetto), Strabioli aveva scoperto scritti, lettere e disegni dell’indimenticata interprete di «Barcarolo romano», «Dove sta Zazà» e «Grazie alla vita». Ne fece un libro. Poi l’incontro con Syria, in un ristorante di Trastevere, e la rivelazione di una passione e ammirazione comuni. L’idea di far nascere lo spettacolo è stato un attimo. E quella valigia rossa, unico elemento scenico, si è aperta, svelando i pensieri nascosti di Gabriella. Pensieri che sul palco si intrecciano alle canzoni e al ricordo di un’artista «libera, popolana, popolare e con un cuore grande». Così la ricorda Syria, che attraverso il teatro-canzone sta vivendo una nuova vita artistica dopo il successo conosciuto a partire da metà degli anni Novanta con l’exploit tra i giovani al Festival di Sanremo, dove quest’anno ha duettato (da ospite) con Anna Tatangelo. Per lei hanno scritto molti grandi autori, da Biagio Antonacci a Tiziano Ferro, da Gianna Nannini a Jovanotti. E le sue strade hanno incrociato anche quelle dei tarantini Mietta, Mariella Nava e Mimmo Cavallo.

«Perché non canti più…», con la direzione musicale di Davide Ferrario e Massimo Germini e la produzione di Mauro Diazzi, arriva dopo lo spettacolo «Bellissime» dedicato alle icone della musica leggera italiana Mina, Patty Pravo, Anna Oxa e Antonella Ruggiero. Ora l’omaggio a Gabriella Ferri, che cinquant’anni fa si esibì a Sanremo in coppia con Stevie Wonder in «Se tu ragazzo mio», scritta da lei col padre Vittorio e Piero Pintucci. Rimase l’unica partecipazione dell’artista al festival, per via della delusione provocatagli dalla fulminea eliminazione. Cinque anni prima, con «La società dei magnaccioni» cantata in duo con Luisa De Santis (la figlia del regista di «Riso amaro»), aveva debuttato in tv nella trasmissione «La fiera dei sogni» condotta da Mike Bongiorno. Cantava fiera, Gabriella, “fatece largo che passamo noi, ‘sti giovanotti de’ ‘sta Roma bella”. E nel 1964 vendette la bellezza di un milione e settecentomila copie. Ma Syria non la riproporrà. Perché Gabriella ne era stufa. Ci saranno, invece, le canzoni che l’artista amava di più, «Remedios», «Le mantellate», «La pansé», «Ciccio Formaggio», «Sempre», «Grazie alla vita», «Il valzer della toppa» (con il testo di Pasolini), «Rosamunda» e, insieme a molte altre, «Dove sta Zazà», che da Napoli passò per Roma e superò i confini nazionali.

Gabriella Ferri si lanciò anche in incursioni nel folk siciliano con «Ciuri ciuri» e «Vitti ‘na crozza». Quindi, la conquista del mercato sudamericano con «Ti regalo gli occhi miei» in spagnolo e i trionfi negli anni Settanta, anche in tv, accanto a Pippo Franco ed Enrico Montesano, prima della collaborazione con Paolo Conte, che per lei scrisse «Non ridere», «Sola contro un record» e l’ironica «Vamp». Già, l’ironia, un segno caratteristico di Gabriella. Ma un’ironia sempre un po’ malinconica, come quella di un pagliaccio. Non a caso Federico Fellini la definì «una voce, una faccia, un clown». Nella Capitale vorrebbero costruirle un monumento. Magari sul ponte che collega Testaccio a Trastevere, come ha proposto la fotografa Roberta Hidalgo. Lì, nel “core de Roma”, dove ogni volta che l’artista s’aggirava, ormai lontana dalle scene, continuavano a chiederle: «Gabrie’, perché non canti più?».




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