Cabaret D’Annunzio inaugura un genere teatrale che ha due fondamentali radici di base: una è la commedia brillante e il teatro di avanspettacolo, di cui nei passati decenni l’Italia è stata una brillante e originalissima fucina; la seconda è senz’altro il teatro brechtiano. In uno spettacolo che coniuga musica e prosa, poesia e biopic, dramma didattico e musical, azione e narrazione, il Cabaret si muove con grande agio tra un genere e l’altro, creando una miscela esplosiva che diverte e fa riflettere, istruisce e sorprende, nel tentativo grandioso e impossibile che il teatro ha sempre sentito come suo specifico: cambiare il corso e la lettura della storia. Il “poeta vate”, non solo arricchisce la lingua italiana con le sue opere e con neologismi utilizzati ancora oggi ma con un manipolo di militari, letterati e artisti realizza a Fiume nel 1919 una “città di vita”, un sogno collettivo che la trasforma in una controsocietà dove sono concessi il ribellismo di massa, il nudismo, l’uso di droghe, l’amore libero.