Il cantico dei cantici per lingua madre
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Quando: 17/06/2021 ore 20:00
Prezzo ingresso: gratuito




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Prosegue “Giugno, scene del desiderio”, rassegna “in presenza” e web ideata e realizzata da Astràgali Teatro con il sostegno del Ministero della Cultura. Giovedì 17 giugno alle 20 (ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria 0832306194 – teatro@astragali.org) nella Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce sarà presentato e messo in scena “Il cantico dei cantici per lingua madre” di Fabio Tolledi. Tra i testi più misteriosi e segreti della tradizione sapienziale, presente nella Bibbia ebraica e cristiana, “canto assoluto d’amore e di conoscenza”, il Cantico (in ebraico Shir hashirim, in latino Canticum canticorum) già nel nome dice il suo essere il più sublime di tutti i canti, il suo adagiarsi tra le nuvole. Fabio Tolledi (attore, regista, autore, direttore artistico di Astràgali Teatro, vice presidente per l’Europa del network mondiale e presidente del Centro Italiano dell’International Theatre Institute – Unesco) traduce e reinterpreta il testo poetico, attribuito al Re Salomone, in una lingua madre neo-salentina. Al libro è allegato un cd nel quale il testo recitato dalle attrici Roberta Quarta e Simonetta Rotundo è accompagnato dalle musiche eseguite dall’Ensemble Montesardo, coordinato dal Maestro Luca Tarantino (tiorba) e composto dal soprano Ludovica Casilli e dal mezzosoprano Kairi Kosk e da Livio Grasso (tiorba). La pubblicazione è prodotta da Astràgali Edizioni – Eufonia Multimedia con il sostegno della Regione Puglia (Art 8, LR 12.2005 – Iniziative per la pace e per lo sviluppo delle relazioni tra i popoli del Mediterraneo). «Ogni anno scompaiono nel mondo oltre 20 lingue madri, una ogni due settimane. Di questo passo nell’arco di un secolo la metà delle 5mila lingue che si parlano oggi sulla terra saranno estinte», sottolinea Fabio Tolledi. «Le parole vivono e muoiono come gli esseri naturali e quando una lingua sparisce non si perdono solo i testi ma muore un modo di comprendere la natura, di ragionare, di percepire il mondo, di metterlo in parole, di dire l’amore. La traduzione del più grande poema d’amore mai scritto, il Cantico dei Cantici, in una lingua madre che abbiamo chiamato neo-salentino va esattamente nel senso opposto: ritrovare una lingua e, insieme, il mondo che in questa lingua dimorava. Diciamo l’amore, la morte, il desiderio, l’illusione, lo smarrimento, tutte figure presentissime nel Cantico, in una lingua arcaica e potente. Una lingua dove il suono è più forte e avvolgente del senso».




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