Dalla Sicilia un caldo disco cantautorale, un seducente mix di saudade, intimità, swing, folk, blues, odori coloniali, jazz ibrido, stravaganze e cotillon a bizzeffe che arriva svelto, fa il suo spettacolo sonoro e si ritira gigione, lasciando in giro il fascino frastornato di un lavoro discografico ritagliato sulla bellezza indipendente.
Storto è il disco che il cantautore siciliano Marco Corrao presenta Giovedi 15 alla bottiglieria il banco,otto pezzi di una Sicilia Americana che pare confidare storie, sensazioni di vite passate dall’oggi, ieri da tirare in avanti e domani da creare dal niente, ed è tutta una sana conseguenza, uno straordinario allume che amplifica una creatività e uno stile estetico da 100 e lode.
Corrao offre ceselli da un disco personalissimo, poliedrico, dove convergono ispirate armonie che lasciano con poco fiato: il mantra folk Marta, spezie smooth Scimmio, una vena che pulsa aggraziata Domiano e un caracollare che sa di capperi zibibbo e fichi d’india che rivisita A pittima del grande De Andrè, anteprime di un piccolo capolavoro caldamente consigliato a tutti coloro che rifuggono la banalità dell’offerta underground attuale.