Note di un viaggio
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Quando: 17/05/2019 ore 21:00
Dove: Lecce, Teatro Paisiello (Via Giuseppe Palmieri)
Prezzo ingresso: non disponibile




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In Italia il canto popolare era strettamente legato alle culture regionali e sottoregionali in quanto espressione di quella civiltà prevalentemente rurale il cui epicentro era la famiglia, intesa come centro di gravitazione della convivenza umana con il parentado, il vicinato, la comunità.
Dalla famiglia, attraverso la generazione adulta (nonni e nonne), si dipartivano e rafforzavano le varie linee di socialità nei rapporti con i figli, i nipoti, i consanguinei, per giungere ad un armonico inserimento della vita familiare nel più vasto contesto della convivenza sociale.
La generazione anziana “Testimone” del mondo rurale, ha sempre svolto un ruolo primario nel favorire il passaggio dei “saperi” tradizionali da una generazione all’altra attraverso la tradizione “orale” o trasmesso per “imitazione”, contribuendo, così, a dettare delle norme di vita. Poi, con l’inizio del processo di industrializzazione, tutto si è fermato. Da quel momento la cultura classica italiana, presuntuosamente intellettualistica e borghese, si è espressa in termini antidialettali e antiregionali contro le tradizioni popolari. Contemporaneamente la famiglia patriarcale, una volta solida istituzione della civiltà contadina, è stata messa in discussione e dopo essere stata contestata aspramente è stata superata del tutto.
Ultimamente però c’è stata una significativa inversione di tendenza. Il ritorno alla riscoperta di quella civiltà ancestrale, che la società industriale ha tentato di soppiantare imponendo una diversa scala di valori identificabili in particolar modo nel mito del benessere e del consumismo, risponde all’esigenza dei numerosi giovani che stanno dimostrando un interesse sincero ma nuovo verso la cultura popolare, scevro dalla retorica e desideroso di raccogliere le “pratiche” dei “Testimoni” della Cultura Popolare.
Ecco che tutto questo percorso ha risvegliato, nell’autore, l’interesse per le varie forme d’espressione dell’anima popolare al fine di un recupero e della valorizzazione dell’identità e dell’autenticità della cultura popolare e musicale salentina contestualizzando, quest’ultima in particolare, anche attraverso degli inediti composti da Pino Ingrosso per una duplice finalità: avvicinare ancor di più i giovani a questa vastissima cultura e sottolineare che essa, a differenza di quanto, in molti, hanno voluto far credere, non è solo pizzica.

Il percorso musicale attraverso il quale Pino Ingrosso si muove è dettato insieme da un bisogno di rinnovamento e da un desiderio di qualità. La necessità di trasformare “la storia e le tradizioni della musica italiana con particolare attenzione alla musica salentina”, di fondere antico e nuovo allo stesso tempo, è forse una intuizione dettata dai sentimenti; così come lo è la voglia di attingere dal passato, di “usare” la tradizione per traslare il tutto in una, non solo, rielaborazione, ma in una nuova composizione in chiave contemporanea giocando sulle sonorità mediterranee. La volontà di costruire sulle ceneri della tradizione una personale identità di uno stile musicale Colto-Popolare “ColtPop” (come lo definisce l’artista), potrebbe essere un punto di partenza per scrivere una nuova pagina.

Lo spettacolo “Note di un Viaggio” scandisce in tono brillante e assolutamente leggero modi, tradizioni, costumi e usanze proprie del Salento, attraverso i ricordi d’infanzia, i racconti degli anziani, la poesia narrata e la fantasia e coniuga, attraverso la rivisitazione musicale delle varie zone, il riaffiorare di colori, suoni, profumi tipici di ogni luogo rievocando la memoria di quella civiltà ancestrale non solo del Sud d’Italia, o del Sud d’Europa, ma dei Sud del mondo.
Il tutto si snoda attraverso un percorso musicale ricercato e raffinato, impreziosito da un racconto avvincente e dalle splendide doti vocali di Pino Ingrosso che, in questo fantastico viaggio, esalta la grandezza della musica capace di superare ogni barriera mentale e anteporre ad ogni pregiudizio la riconoscenza verso i nostri avi per il dono dell’unione e della fraternità, valori che rischiano oggi di essere annebbiati da una ottusa cecità.
La poetica della terra e la filosofia dei saperi antichi. Insomma un percorso fruibile che ci aiuti a riflettere su “come siamo” per meglio comprendere “come dovremo essere”.




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