La fine del mondo è in potenza ogni contraddizione. La fine del mondo è in antitesi la periferia. La fine del mondo è il destino che scegliamo di ingannare. La fine del mondo è confine, è avorio tagliato, è quintali di plastica riversa nel grande occhio blu. La fine del mondo è una scoria nucleare che modifica la nostra morale, è il concetto di capitale umano, di capitale, di prospetto finanziario. La fine del mondo è un colpevole non rintracciabile, la foresta che brucia, la depressione. La fine del mondo è questa o quella festa che dimentica i bisogni primari, i figli non ascoltati e consolati dalla realtà virtuale, dalla realtà aumentata. Ma il paese è reale, è reale e brucia di desideri taciuti, soffoca di spazzatura non raccolta, uccide di razzismo con gesti incontrollati di tastiera e giudici severi in fila indiana a concedere o passare il cancelletto. La fine del mondo riguarda tutti, burattini e burattinai, è il silenzio infinitamente piccolo di un’anima abbandonata ed il frastuono di un ponte che crolla ed in ognuna di queste pellicole i nostri occhi registrano e la penna ha voglia ancora di raccontare.
Per coloro che ascoltano davvero e ci raccontano quanto vedono con i propri riflettori puntati sull’infinito e che respirano, in silenzio, la nostra stessa aria.
A ZEI – spazio sociale porteremo in scena una piccola contraddizione interna. Racconteremo con la musica e le parole quello che i nostri cuori subiscono. Parleremo di certe catastrofi e di certi incomprensibili bisogni. Tenteremo di disegnare un mondo di fine ma senza confine e di risorgere insieme, con la bellezza, con la poesia, con le note.
Proiezioni, racconti dal teatro, dalla strada, dai fogli stropicciati. Musica, movimenti, racconti per un viaggio che affoghi dentro i nostri bisogni e poi fuori, in tutte le direzioni.